I dieci anni della Casa Speranza di Uzzano. Un modello innovativo che ha funzionato

Dopo una fase sperimentale nei fine settimana, dal 2015 una residenza stabile di tipo familiare per sette persone. “Vivere qui è un vero e proprio training per le autonomie”

 

UZZANO 11.08.2025 – La Casa Speranza di Uzzano ha tagliato proprio in questi giorni il traguardo dei dieci anni di attività. Il Centro socio-assistenziale, gestito oggi dalla Cooperativa Incontro, è in realtà attivo da diversi anni prima ma è dal 2015 che ha preso il via un progetto sperimentale di servizio residenziale per persone disabili adulte, rimaste prive del sostegno familiare o con un sostegno non più sufficiente. Casa Speranza può accogliere fino a 8 persone, ovvero 7 in modo stabile oltre ad un posto di pronta accoglienza/sollievo. “All’inizio, già a partire dal 2008 – spiega la responsabile della struttura, la psicologa Chiara Malucchi – era una sperimentazione che prevedeva la residenzialità di alcuni ospiti nel corso dei fine settimana. L’evoluzione negli anni l’ha portata a diventare una vera e propria residenza di tipo familiare per un gruppo di sette persone”. La struttura, infatti, è aperta 365 giorni l’anno: dal lunedì al venerdì la casa resta chiusa dalle 8.30 alle 16, e in questo lasso di tempo gli ospiti vengono inseriti nei Centri diurni presenti sul territorio mentre il sabato, la domenica e durante tutte le festività, la struttura è aperta 24 ore su 24. La sua caratteristica principale, che la rende un modello unico nella Valdinievole, è quella di essere molto più simile a una struttura di tipo familiare che non ad una classica residenza istituzionale. Non è un caso che la si sia definita Casa e non Comunità e che si parli di accompagnamento e supporto dei suoi abitanti e non di pura assistenza. “Le persone che vivono qui, pur in condizioni fra loro diverse, hanno una buona soglia di autonomia e una bassa necessità di assistenza. La presenza del personale sociale e sanitario è infatti minima, in genere a seconda delle specifiche necessità”, spiega ancora Malucchi. Gli ospiti sono sette, compresi fra i 18 e i 65 anni di età, oltre ad un ottavo posto sempre libero per accogliere ospiti in via temporanea, in casi di emergenza o come sollievo.

L’immobile, di proprietà della Pubblica Assistenza di Uzzano, che lo mise a disposizione fin dal primo momento per un utilizzo di questo tipo, è oggi affidato alla gestione della Cooperativa Incontro e funziona grazie all’attivazione di percorsi specifici della Società della Salute della Valdinievole che si avvale del servizio dell’Unità di Valutazione Multidimensionale (UVMD). Per ogni ospite viene definito un percorso individualizzato con obiettivi specifici che si integrano con i piani personalizzati presenti nelle altre strutture, oltre al sostegno alle famiglie nella difficoltà del prendersi cura del familiare con disabilità (programmando periodi di riposo o sollievo dal carico assistenziale ma anche dando una risposta tempestiva a situazioni di emergenza), e all’accompagnamento “dal durante al dopo di noi”.

“Vivere la casa diventa un training sulle autonomie – spiega ancora Malucchi –. Il che significa fare le pulizie, apparecchiare la tavola, preparare la lista della spesa, sistemare la dispensa, rifare la propria camera. La gestione della spesa e il menu per esempio vengono decisi insieme in una riunione settimanale che si svolge di solito il lunedì e nel corso della quale vengono anche proposte le attività da fare. Gli operatori svolgono sostanzialmente un ruolo di supporto”.

I dieci anni di attività sono stati festeggiato nei giorni scorsi con un piccolo evento nel giardino della struttura con la presenza di ospiti, operatori, esponenti delle istituzioni. “La pubblica amministrazione ha avuto una grande intuizione venti anni fa nel creare e credere in questa struttura e la Società della Salute della Valdinievole ha svolto un prezioso ruolo di coordinamento e aiuto nei confronti dei Comuni”, ha detto il sindaco di Uzzano Dino Cordio. “Questa è un’esperienza bella e importante, un vero punto di riferimento per il territorio – ha sottolineato il direttore della SdS Stefano Lomi -. C’è una grande attenzione alla fragilità e allo stesso tempo si respira un’atmosfera familiare che è di grande aiuto a chi ci vive”. La conclusione al vice presidente della stessa SdS nonché sindaco di Chiesina Fabio Berti: “Questo progetto è stato un apripista, ha permesso di sperimentare un modello che ha funzionato. Il primo plauso va a chi ha creduto che questa esperienza avrebbe avuto un futuro. Oggi questa struttura è un vanto e i suoi enormi benefici ben visibili a tutti”.